SIENA FUORI DELLA GUERRA CIVILE                   


PERCHE' SIENA NON FU COINVOLTA NELLA GUERRA CIVILE?
di Pietro Ciabattini
 
 
    Qualche anno indietro, Anna Ferguson, allora principessa di Casa Windsor in visita a Siena, chiese agli amici che la ospitavano, come e perché la città del Palio fosse sfuggita alle inevitabili distrazioni della guerra.
    Sembra, però, che la sua curiosità non poté essere soddisfatta poiché non uno dei presenti fu in grado di raccontarle la vicenda di "SIENA CITTÀ OSPEDALIERA". Infatti nessuno la conosceva nonostante fossero trascorsi cinquant'anni da quei drammatici giorni, di ferro e di fuoco.
    Pare comunque, con molto fondamento, che di tale straordinaria vicenda siano ancora all'oscuro almeno un paio di generazioni di senesi e che essa sia ignorata, oltre che dalla storia ufficiale della città, anche dalle pubblicazioni che vengono vendute ai turisti in visita a Siena.
    La responsabilità, di questo  vuoto storico cittadino, è da attribuire: alle autorità politiche, culturali e accademiche che, dal luglio 1944 ad oggi, si sono succedute al governo della città; agli storici che affollano l'Ateneo senese e alle numerose schiere di pubblicisti e giornalisti di testate locali che, per motivi politico-economici, hanno preferito tacere alle giovani generazioni e alla cultura nazionale e internazionale il perché, negli ultimi mesi del conflitto, la città di Siena, almeno dentro le sue mura, fu risparmiata dai bombardamenti aerei, dai combattimenti e dagli orrori della guerra civile.
    E, inoltre, il perché le sue incomparabili opere d'arte e i tesori custoditi nelle sue banche, non furono sottratte dai tedeschi in fuga, e massimamente il perché nel territorio della sua vasta provincia, dove avvennero numerose uccisioni di soldati tedeschi, e di militari e simpatizzanti della RSI, non furono mai effettuate rappresaglie contro le popolazioni inermi come, purtroppo avveniva altrove.
    Ebbene, quelli che avrebbero dovuto scriverne o parlarne non lo fanno ancora perché, come vedremo più avanti, a promuovere ed a condurre a buon esito la complessa operazione di grande umanità e di salvataggio di Siena e dei suoi abitanti, fu il Capo della Provincia (Prefetto) di allora, che ebbe come indispensabili collaboratori il Podestà, l'Arcivescovo, e la maggioranza dei cittadini di diverse fedi politiche ma che, per il bene della città e per il loro, non vollero sentir parlare di resistenza armata o di insurrezioni.
    Il loro ragionamento non faceva una grinza: la guerra è perduta, gli alleati giungeranno da un momento all'altro, e i tedeschi saranno costretti ad andarsene; noi tutti abbiamo salvato la pelle fino adesso quindi lasciamo che se la vedano tra di loro, senza che scorra sangue fraterno.
    Tutto bene per senesi (dentro le mura), ma per i comunisti non senesi, che volevano promuovere la guerra civile e consideravano le rappresaglie tedesche come un indispensabile incitamento alla rivolta, la realizzazione di "SIENA CITTÀ OSPEDALIERA" fu, e continua ad essere considerata, una cocente sconfitta politica.
    Fuori dalle mura il sangue fraterno scorse copioso fra le parti in lotta ma, le provocate rappresaglie, non ci furono fino a che rimase in Siena il suo Capo della Provincia Prof. Giorgio Alberto Chiurco, medico e scienziato di fama internazionale e fervente fascista fin dal 1919.
    Ecco dunque il perché, (fino a quando non avverrà l'avvicendamento della classe politica dominante, che si è impossessata della intera struttura culturale della città, dal bidello della scuola elementare al Rettore dell'Ateneo), proseguirà questa congiura del silenzio, e il perché Siena abbia avuto prodigiosamente salva la vita, sarà completamente ignorato divenendo fatalmente materia per topi dì biblioteche.
    Ricorrendo alle stampe dell'epoca, a testimonianze di alcuni protagonisti sopravvissuti, ed essenzialmente alle copie di documenti ufficiali appartenuti al Prof. G.A. Chiurco,(1) sarò facilitato nel raccontare a coloro che non sanno, e ricordare a quelli che hanno dimenticato, l'umana e storica vicenda della mia splendida città, che le ha permesso, e Dio voglia che ciò sia per l'eternità, di mostrarsi al mondo come gli antenati senesi la vollero e la mantennero nei secoli.
    
(1) Gli originali post maggio 1945 sono allegati nei fascicoli giudiziari della C.A.S.
 
 
QUANDO I SENESI SALVARONO SIENA - SIENA CITTA' OSPEDALIERA di Pietro Ciabattini. Edizioni Settimo Sigillo - Roma. 1997.
INDICE
    Premessa pag. 5;
     CAPITOLO I: Introduzione pag. 9; La protezione antiaerea pag. 13; L'8 settembre a Siena pag. 16; I giorni seguenti pag. 17; L'inizio delle trattative con i tedeschi pag. 25;
     CAPITOLO II La RSI a Siena pag. 27; Considerazioni pag. 28; Il mese di ottobre - La riorganizzazione pag. 29; In città vita tranquilla pag. 32; I tedeschi prendono atto pag. 33;
     CAPITOLO III Tentativi del Capo della Provincia per la normalizzazione pag. 37;
     CAPITOLO IV Novembre La situazione militare in Siena e la ripresa della normalizzazione pag. 43; 5-6 novembre 1943 - La cattura degli ebrei senesi pag. 45;
     CAPITOLO V Continua la cronaca cittadina pag. 49;
     CAPITOLO VI Dal Capo della Provincia vengono intensificate le iniziative per Siena Città Ospedaliera pag 57;
    CAPITOLO VII Gennaio 1944 pag. 67; 13 gennaio - Inizio della guerra civile nel senese pag. 69; Il Prof. Chiurco insiste presso i tedeschi pag. 71; 23 gennaio 1944 - Primo bombardamento di Siena pag. 75;
    CAPITOLO VIII Febbraio 1944 pag. 81; Solidarietà senese pag. 85;
    CAPITOLO IX Marzo 1944 - Implorazione al Duce pag. 95;
    CAPITOLO X Aprile - Continuano le trattative per Siena Città Ospedaliera pag. 117;
    CAPITOLO XI Maggio 1944 pag. 135;
    CAPITOLO XII Giugno, mese di fuoco pag. 145; La Guardia Civica pag. 154;
    CAPITOLO XIII Giugno, mese di fuoco (2 parte) pag. 163;
    CAPITOLO XIV Siena rispettata dai tedeschi come Città Ospedaliera pag. 181;
    CAPITOLO XV Epilogo pag. 193;
PREMESSA dal libro QUANDO I SENESI SALVARONO SIENA - SIENA CITTA' OSPEDALIERA di Pietro Ciabattini. Edizioni Settimo Sigillo - Roma. 1997. (Indirizzo e telefono: vedi EDITORI)

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